mercoledì 16 dicembre 2020

I POVERI DI MILANO: L’EMBLEMA DI UN’EPIDEMIA POLITICA OSCAR NICODEMO 15 Dicembre 2020




https://www.glistatigenerali.com/discriminazioni_societa-societa/i-poveri-di-milano-lemblema-di-unepidemia-politica/


A pochi passi dalla Bocconi, lungo il marciapiede di viale Toscana, si danno appuntamento vecchie e nuove povertà di una Milano che ormai funziona a metà, lontana dalla normalità quanto lo è il suo proverbiale spirito fattivo dalla possibilità di attivarsi. Certo, Milano si riavrà e tornerà quella di una volta: nuove idee, risorse ed energia le restituiranno l’abito che meglio si addice alla sua storia, alla sua morfologia, al suo ritratto conosciuto nel mondo. Ma, oggi, è quella che è. In questo frangente, mostra tutti i segni che un’epidemia lascia sul tessuto sociale di qualsiasi città, regione, o paese, che non sa darsi un’organizzazione politica per affrontare convenientemente l’emergenza.  E, fortunatamente, ci sono le onlus, con il loro impegno quotidiano, che, con il supporto di oltre cento aziende e migliaia di milanesi riescono a garantire forniture di generi di prima necessità.


Le file per ricevere il pacco dei cibi sono lunghe, ma ordinatissime, e tutti hanno la mascherina. Sono persone di ogni età. Dai filmati e dalle foto di agenzia si notano giovani e anziani, donne con bambini in carrozzina e altre al cellulare, magari a rassicurare parenti e amici che tutto “procede bene”. Hanno l’aria dimessa, gli occhi tristi e persi nel vuoto delle loro esistenze provate. Sono vittime della rassegnazione. C’è chi ha appena vinto la vergogna, e spinto dalla necessità di mangiare qualcosa ha trovato la forza di accodarsi; e chi ancora non si scrolla da dosso l’imbarazzo di trovarsi lì, in fila per sopravvivere alla propria disperazione. Tanti di loro hanno perso un lavoro che già era di per sé fragile e precario. Altri ancora, hanno perso finanche la speranza di una vita dignitosa, anche se una condizione migliore sarebbe nel loro diritto. Sono i poveri di Milano, non diversi da quelli di Torino, o di Napoli. Raggiungono, tutti insieme, un numero impressionante. Otto milioni! Tanti ne conta il nostro bel paese.


Nonostante i numeri e la portata del disastro sociale, la precarietà di una moltitudine di persone, con l’incertezza e l’ansia che ne conseguono, non rappresenta una priorità giornalistica sulla quale edificare congetture per una battaglia ideologica. Un dato ufficiale del genere, che, anche a causa del covid rivela un preoccupante aumento dell’indigenza, non costituisce un elemento sociale idoneo a focalizzare l’interesse degli analisti, dei critici, degli intellettuali di ogni sorta, spesso proiettati su temi, apparentemente politici, ben lontani dalla contemplazione di un interesse così largamente popolare. La povertà, dunque, resta un argomento ipocritamente trattato dalle classi dirigenti e scarsamente affrontato dall’informazione. E, ancora, la povertà come condizione di disagio per anonime entità silenziose, e, per questo, di scarsa importanza. Va da sé che la povertà in movimento, pensante e organizzata, dunque di reazione, farebbe tremare chiunque. E, sarebbe impossibile ignorarla, o mantenerla abbandonata al suo destino.


Eppure, l’identità di uno solo di questi poveri, scelta a caso e considerata nella sua singolarità, potrebbe assurgere a modello di riferimento per venire a capo delle peculiarità degli sfortunati del mondo. Oppure, per osservare, semplicemente, che la povertà in questo fottutissimo paese è senza ali e priva di una provvidenziale assistenza, come, appunto, appare nelle suggestive sequenze di “Miracolo a Milano”, di De Sica. Ma, conserva una dignità che le viene dall’abitudine di vivere di essenzialità, un orgoglio supportato da un distinto grado culturale, un alto senso di civiltà che si regge su un’educazione tramandata da una generazione all’altra.


Ogni povero, estratto da otto milioni di persone, potrebbe richiamare, per spessore morale e sortilegio, qualche figura letteraria di Tolstoj, o Dostoevskij, oppure rientrare, idealmente, in dipinti ispirati dalla privazione più sintomatica, come “Poveri in riva al mare”, di Picasso, o “Le muse inquietanti”, di De Chirico. Ogni povero, di quegli otto milioni di malcapitati, in cuor suo si tiene stretto al desiderio, puntualmente umiliato, di migliorare le proprie condizioni. Ognuno, tra gli otto milioni di sventurati, saprebbe cosa fare per gli altri se fosse un politico al comando. La povertà, anche nella poesia e nella narrazione, è solo dolore. L’inganno, manco a dirlo, consiste nel fingere di porre rimedi per eliminarla, decontestualizzando un male reso necessario dai furbi di ogni tempo. Allo star system della comunicazione, alla classe politica, agli intellettuali, si fa per dire, della nazione, non interessa un fico secco della sorte di otto milioni di anime. Povera patria! Così, per dire.

mercoledì 9 dicembre 2020

Coronavirus, il vaccino dei ricchi: al 14% della popolazione mondiale il 53% delle dosi



 E dove  sta la  novità ?


Lo denuncia People's Vaccine Alliance, che raggruppa Amnesty International, Frontline Aids, Global Justice Now e Oxfam. Le Ong chiedono alle società farmaceutiche di rinunciare alla proprietà intellettuale fino a quando tutta la popolazione non sarà protetta.


https://www.repubblica.it/esteri/2020/12/09/news/coronavirus_vaccino_privilegio_dei_paesi_ricchi_irraggiungibile_per_9_persone_su_10_in_70_paesi_poveri-277602156/?ref=RHTP-BH-I274746038-P1-S2-T1


Ma guai a voi, ricchi, perché avete già la vostra consolazione.


Guai a voi che ora siete sazi, perché avrete fame.


Guai a voi che ora ridete, perché sarete afflitti e piangerete.


Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.


Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profeti».


(Lc 6,17.20-26)

giovedì 19 novembre 2020

In coda alla mensa per i poveri, multati per assembramento e l'incredibile replica del capo dei vigili urbani di Genova



In coda alla mensa per i poveri, multati per assembramento



Genova, il capo dei vigili: "Li avevamo già richiamati più volte senza risultato"

Trascrivo dall'articolo la seria riflessione  di  don Giacomo Martino, direttore di Migrantes a Genova e punto di riferimento nella diocesi: il prete che aiuta gli ultimi. "Uno dei motti delle forze di polizia è di proteggere e servire - ha ricordato -. La legge giusta va applicata guardando la situazione, altrimenti diventa ingiusta. In questo momento è necessario usare l'umanità e anche le associazioni se hanno bisogno di aiuto per gestire le emergenze devono chiedere aiuto. Le stesse istituzioni devono 'sporcarsi' le mani con le associazioni, le devono coinvolgere di più. Solo così si può superare un momento così duro per tutti, senza puntare il dito contro nessuno".

lunedì 16 novembre 2020

Covid, senza tetto e senza cure. Ecco chi assiste i dimenticati dalla sanità



https://www.repubblica.it/salute/2020/11/13/news/covid_senza_tetto_e_senza_cure_ecco_chi_li_assiste-274250025/?ref=RHVS-VS-I270679801-P2-S1-M


Medici dei diritti umani stima che in Italia ci siano oltre 50 mila senza fissa dimora: migranti, rifugiati, braccianti che lavorano in nero. Persone che non possono contare su medico di base e accesso al sistema sanitario. Nudi di fronte al virus


“La seconda ondata li ha investito in pieno chi vive sulla strada, italiani e stranieri, con effetti devastanti. Purtroppo la sanità territoriale non ha ancora previsto un piano abitativo specifico per le persone senza fissa dimora e che vivono in grave precarietà. Con l’arrivo dell’inverno, potrebbe diventare una vera emergenza”. Il dottor Alberto Barbieri, è uno dei fondatori dell’associazione Medu (Medici per i Diritti Umani) che dal 2004 opera soprattutto a Roma (tra le stazioni Termine e Tiburtina, i grandi insediamenti dell’hinterland), Firenze e la Piana di Gioia Tauro in Calabria. Psicoterapeuta, Barbieri insieme ad altri colleghi ha dato vita alle Cliniche Mobili chiamate Camper per i diritti. Da sedici anni assistono chi vive sulla strada o in condizioni abitative precarie, i migranti, i rifugiati."

Italiani soli, anziani e cassintegrati: nelle mense torinesi i nuovi poveri dell'era Covid








Sono le dieci del mattino e di fronte ai Bagni Pubblici di via Agliè, nel quartiere Barriera di Milano, a Torino, si è già formata la coda. Loro sono quelli che una volta al mese vanno a ritirare il pacco alimentare. Ci sono due uomini in coda, entrambi in cassa integrazione, hanno famiglia e non riescono a fare fronte a tutte le spese. I numeri fanno paura, e a dirlo è Torino Solidale, la rete creata dal Comune durante l'emergenza coronavirus per venire in contro alle famiglie in difficoltà. "Prima dell'epidemia - spiegano dall'assessorato al Welfare - facevamo 9mila pasti al mese, ora la cifra si aggira a 19mila".
 
Nell'ultimo mese hanno chiesto aiuto 10 mila famiglie: "Ci sono molti italiani soli, anziani e disabili che vengono a prendere il pacco alimentare - racconta Erika Mattarella, responsabile dei Bagni Municipali della Casa del Quartiere di Barriera di Milano - ovviamente i numeri sono raddoppiati a causa del Covid. Abbiamo molte badanti e persone che lavorano in nero, quindi che non riescono ad accedere agli aiuti. A questi si aggiungono i numeri che c'erano già prima. Qui durante il lockdown abbiamo visto la povertà vera. Ma questo è un quartiere che si aiuta".
 
Poi ci sono le mense dei poveri, che sono tante e adesso a causa del virus consegnano solo i pasti caldi, dentro non ci entra più nessuno. "I numeri sono raddoppiati anche da noi - spiegano Fra Mauro e Fra Davide, responsabili del centro di carità Sant’Antonio - quello che ci ha fatto male è stato vedere arrivare persone nuove, per loro era la prima volta. Alcuni di loro hanno pianto quando gli abbiamo consegnato il sacchetto. Si tratta di un periodo davvero complicato".
 
di Francesca Lai

lunedì 2 novembre 2020

Oltre 4 milioni di italiani assistiti: ma i più poveri restano fuori dai radar




Tra reddito di "cittadinanza" e di "emergenza" cresce il numero delle famiglie che ricevono sussidi ma, per paradosso, non riescono a intercettare le famiglie numerose e più in difficoltà

*****
Pandemia, in Italia lo spettro della povertà assoluta e della dispersione scolastica, già al 13,5%.; la mortalità infantile nel mondo più 45%
https://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2020/10/19/news/infanzia-271094451/

/https://rep.repubblica.it/pwa/affari-e-finanza/2020/11/02/news/oltre_4_milioni_di_italiani_assistitima_i_piu_poveri_restano_fuori_dai_radar-272286088/?ref=RHTP-VS-I272767927-P10-S1-T1           

I poveri devono possedere le terre su cui abitano
https://www.internazionale.it/notizie/2020/09/28/poveri-terre-proprieta

mercoledì 21 ottobre 2020

Fiabe in versi di Aleksandr Pushkin: Il pescatore e il pesciolino (o: «Il pesciolino d'oro»)

(Traduzione dal russo ad opera di Saverio Reggio. Si ringrazia il traduttore, nonché il forum culturale italo-russo «Mandolino & Balalajka» per la pubblicazione di questo testo.)


http://www.paroledautore.net/fiabe/mondo/pesciolino-doro_versi.htm



(illustrazione di Valentin A.Serov, reperita sul blog russo




Viveva un vecchio con la sua vecchia

proprio sul bordo del mare azzurro

in un'antica, rozza capanna

ormai da almeno trentatre anni.

Pescava il vecchio con la sua rete

mentre la vecchia filava al fuso.

Un giorno in mare la rete getta,

quella risale con solo fango.

Un'altra volta getta la rete,

con delle alghe quella risale.

Getta la rete la terza volta,

un pesciolino solo vi trova,

ma non comune: è un pesce d'oro.

Il pesce d'oro supplica il vecchio

parlando proprio con voce umana:

«O vecchio, lascia ch'io torni al mare!

Io ti darò per me gran riscatto:

quello che vuoi potrai ottenere.»

E spaventato il vecchio, e stupito:

trentatre anni ch'è pescatore

e mai ha udito pesce parlare.

il pesciolino d'or lascia andare

ed a lui parla con gentilezza:

«O pesce d'oro, con te sia Dio!

il tuo riscatto, no, non mi occorre;

ora ritornatene al mare azzurro,

per quant'è immenso libero va'.»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

le raccontò di quel gran prodigio:

«Oggi ho pescato un sol pesciolino,

ma non comune: un pesce d'oro;

egli, parlando con voce umana,

m'ha supplicato di liberarlo

con la promessa d'un gran riscatto:

m'avrebbe dato quel che volevo.

Ma non ho osato chieder riscatto

e l'ho lasciato nel mare azzurro.»

La vecchia allora rimbrotta il vecchio:

«Uomo da poco, stupido e sciocco!

Non hai saputo chieder riscatto!

Gli avessi almeno chiesto un mastello,

che tutto rotto è quello che abbiamo.»


Al mare azzurro fece ritorno

e lo trovò che alquanto era mosso.

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

rimproverato m'ha la mia vecchia

ed a me vecchio non da più pace:

essa vorrebbe un nuovo mastello,

che tutto rotto è quello che abbiamo.»

Il pesciolino d'oro rispose:

«Non rattristarti, ma va' con Dio,

avrete presto un nuovo mastello.»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

vide che aveva un nuovo mastello.

Ma ancor rimbrotti ebbe da lei:

«Uomo da poco, stupido e sciocco!

hai chiesto, sciocco, un nuovo mastello!

Certo che adesso siam ben serviti!

Sciocco, dal pesce subito torna,

fa' riverenza e chiedigli un'izba»


Al mare azzurro fece ritorno

(che cominciava già ad agitarsi).

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

la vecchia è ancora peggio di prima

ed a me vecchio non da più pace:

vorrebbe un'izba, la vecchia arpia.»

Il pesciolino d'oro rispose:

«Non rattristarti, ma va'con Dio,

avrete presto l'izba che chiede.»

Alla capanna fece ritorno,

però di quella non trovò traccia;

ora c'è un'izba con la sua stanza

che di mattoni ha il bianco camino,

e con la porta d'assi di quercia.

Siede la vecchia alla finestrella,

e più di prima rampogna il vecchio:

«Uomo da poco, stupido e sciocco!

Hai chiesto, sciocco, soltanto un'izba!

Torna dal pesce, fa' riverenza:

esser non voglio più una stracciona,

esser io voglio gran nobildonna.»


Al mare azzurro fece ritorno

(eran già l'acque molto agitate).

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

peggio di prima strilla la vecchia

ed a me vecchio non dà più pace:

esser non vuole più una stracciona.

ora vuol esser gran nobildonna.»

Il pesciolino d’oro rispose:

«Non rattristarti, ma va' con Dio»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

trovò che c'era un gran palazzo.

E sta la vecchia sul terrazzino,

di zibellino ha vesti preziose,

ha di broccato cuffia sul capo

e intorno al collo giri di perle,

anelli d'oro porta alle dita

e stivaletti rossi ai suoi piedi.

Le stanno accanto servi fedeli;

essa li batte e lor tira il ciuffo.

Dice qui il vecchio alla sua vecchia:

«Salve signora, nobil padrona!

sarà ormai pago l'animo tuo.»

La vecchia irata gli grida contro

ed alle stalle servo lo manda.


Sette di passan, poi altri sette,

ancor peggiora la vecchia arpia;

rimanda il vecchio dal pesciolino.

«Torna dal pesce, fa riverenza:

esser non voglio più nobildonna,

esser io voglio vera zarina.»

Ma spaventato domanda il vecchio:

«Quale demonio mai t'ha pigliato?

Non sai parlare né comportarti.

Sarai zimbello per il reame.»

Più ancor di prima quella s'infuria

ed il marito forte schiaffeggia.

«Con me discuti, sciocco villano

con me, che sono d'alto lignaggio

or con le buone d'andar ti dico;

va', o con la forza ti farò andare.»


Ed il vecchietto ritornò al mare

(e quello s'era tutto incupito).

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

che la mia vecchia grida di nuovo:

esser non vuole più nobildonna,

ora vuoi esser vera zarina.»

Il pesciolino d'oro rispose:

«Non rattristarti, ma va' con Dio!

Bene! La vecchia sarà zarina!»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

vede ch'è sorta nuova una reggia.

Ed all'interno la vecchia vede

che da zarina siede alla mensa,

mentre la servon molti boiari,

le stan versando vin d'oltre mare;

lei mangia dolci di pan pepato;

le stanno intorno guardie tremende

con alabarde tenute a spalla.

Come la vede, lui si spaventa

ed ai suoi piedi presto si getta,

dice: «Salute, grande zarina!

Sarà ormai pago l'animo tuo?»

Ma la vecchiaccia neppur lo guarda,

lo fa scacciare dal suo cospetto.

Nobili accorron, grandi boiari

a spinger fuori quel poveretto.

E sulla porta si fan le guardie,

quasi lo uccidon con le alabarde;

fuori c'è il popol pronto a schernirlo:

«Ben ti sta questo, vecchio pezzente

Ti serva, vecchio, questa lezione:

resta al tuo posto senza fiatare!»


Sette di passan, poi altri sette,

ancor peggiora la vecchia arpia.

I cortigiani manda al marito

perché lo portino al suo cospetto.

Dice la vecchia, tutta superba:

«Torna dal pesce, fa' riverenza.

Esser non voglio più io zarina.

Essere voglio del mar signora,

l'Oceano mare voglio abitare

perché mio servo sia il pesce d'oro

e messaggero nei miei affari.»


Il vecchio allora perse coraggio

più non osando dire parola.

Al mare azzurro fece ritorno

che a lui apparve tutto in tempesta,

con cavalloni grandi e rabbiosi

che con frastuono muggivan alti.

II pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce!

Che posso fare con quella vecchia?

Più non le basta d'esser zarina,

esser lei vuole del mar signora;

l'Oceano mare vuole abitare

perché tu stesso servo le sia

e messaggero nei suoi affari.»

Il pesciolino non disse nulla,

battè sull'acqua sol con la coda

e nel profondo del mar disparve.

A lungo attese lui la risposta,

poi dalla vecchia fece ritorno

trovò di nuovo la sua capanna

e la sua vecchia seduta fuori

vicino al vecchio mastello rotto.

Trattato teologico sulle Virtù Teologali e su quelle Cardinali


21 Ottobre Santi di Francia






Saint VIATEUR, lecteur à Lyon (389).


Saint JUST, archidiacre du diocèse de Clermont en Auvergne (vers 400).


Sainte CELINE ou CELINIE, mère de saint Rémi de Reims (après 458).


Saint ANATOLE, évêque de Cahors en Quercy (vers 500).


Saint DOHA, ermite à Bothoa / Merdrignac en Bretagne, et peut-être évêque (VIème siècle).


Sainte CELINE de Meaux, solitaire à Juilly dans la Brie (vers 530).


Saint WALFROY, WULFILAIC ou OUFLAY, hiérodiacre à Yvoy-Carignan dans les Ardennes,

seul stylite d'Occident (vers 594).


Saint DOMNOLE ou ANDELAIN, prêtre du diocèse d'Auxerre (VIIème siècle).


Saint CONDE ou CONDEDE, higoumène de Fontenelle en Normandie (685).


Saint MAURON, évêque de Marseille (vers 800).


Saint HUGUES (UGO), abbé d'Ambronay dans le Bugey (IXème-Xème siècles)

Saints of England, Scotland, Ireland and Wales. 21/10






Wendolin of Tholey, Irish hermit (ca. 607

https://celticsaints.org/2020/1021c.html


Saint FINTAN de Tech-Munnu, ascète irlandais, défenseur des traditions de l'Eglise celtique 

contre les usages romains (635).


https://celticsaints.org/2020/1021a.html


Troparion of St Fintan

Tone 8

As a disciple of Iona's founder,

thou wast rooted firmly in the Faith and the monastic disciplines,

O Founder of Taghmon's Monastery, holy Father Fintan,

Righteous Ascetic and Champion of our Church.

As thou didst defend the tradition of our Fathers in the Faith,

defend us, O Saint, from soul destroying innovations,

that we stray not from the way of salvation.



Saint TUDA, Irlandais de nation, moine, évêque de Lindisfarne en Angleterre, mort de la peste (664). 


https://celticsaints.org/2020/1021b.html


https://www.facebook.com/groups/700078907162295/permalink/973207556516094/

https://www.facebook.com/groups/700078907162295/permalink/973208273182689/


Saint Siollan of Moville, October 21


http://omniumsanctorumhiberniae.blogspot.com/2014/10/saint-siollan-of-moville-october-21.html


martedì 20 ottobre 2020

Morire di lavoro Ogni giorno in Italia tre lavoratori perdono la vita nell'indifferenza di tutti


https://alessandro54.com/2020/10/09/morire-di-lavoro/





https://media.gedidigital.it/repubblicatv/file/2020/10/07/734267/734267-video-rrtv-2500-loop_morti_lavoro.mp4

INCHIESTA SULLA PIÙ SILENZIOSA DELLE STRAGI. PERCHÉ IN ITALIA, OGNI GIORNO, TRE LAVORATORI PERDONO LA VITA NELL’INDIFFERENZA DI TUTTI


“Un crimine di pace” – “È un crimine di pace e sa perché non si riesce a frenarlo? Perché i morti non votano”. Il giudice Bruno Giordano si ferma un attimo percorrendo uno degli interminabili corridoi del “palazzaccio” e la sua voce buca il silenzio irreale del Palazzo di Giustizia in piazza Cavour a Roma, il mastodontico transatlantico di travertino che ospita la Corte Suprema di Cassazione.

lunedì 19 ottobre 2020

Con la seconda ondata Covid la povertà avanza, lo Stato arretra


















Nel periodo maggio-settembre 2020, confrontato con gli stessi mesi del 2019, l’incidenza dei “nuovi poveri” per effetto dell’emergenza Covid passa dal 31% al 45%. Secondo il Rapporto Povertà della Caritas “quasi una persona su due che si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta”. Donne, giovani e famiglie con minori e persone in età lavorativa, sempre più in difficoltà.



la povertà si espande. Nonostante le rassicurazioni che provengono dal governo. È possibile che lo Stato possa sostanzialmente abbandonare tanti suoi cittadini nel momento della difficoltà? È possibile che uno Stato che si dichiari civile, dopo aver messo nelle condizione il proprio corpo sanitario di dover scegliere chi curare, ora decida chi possa sopravvivere economicamente alla drammatica crisi provocata anche dalla pandemia?

lunedì 24 agosto 2020

IL DISCORSO DI BARTOLOMEO VANZETTI



Il 23 agosto 1927 gli anarchici Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti furono uccisi sulla sedia elettrica per “omicidio” nel penitenziario di Charlestown, presso Dedham. Uccisi non perchè realmente colpevoli, ma perchè anarchici e italiani.
Prima di essere ucciso, Bartolomeo Vanzetti fece un discorso davanti al giudice Thayer

ampi  stralci  da

https://www.facebook.com/IMaestriDelSocialismo/photos/a.187968051405154/187970064738286



“Quel che ho da dire è che sono innocente, non soltanto del delitto di Braintree, ma anche di quello di Bridgewater. Che non soltanto sono innocente di questi due delitti, ma che in tutta la mia vita non ho mai rubato né ucciso né versato una goccia di sangue. Questo è ciò che voglio dire. E non è tutto. Non soltanto sono innocente di questi due delitti, non soltanto in tutta la mia vita non ho rubato né ucciso né versato una goccia di sangue, ma ho combattuto anzi tutta la vita, da quando ho avuto l’età della ragione, per eliminare il delitto dalla terra.
Queste due braccia sanno molto bene che non avevo bisogno di andare in mezzo alla strada a uccidere un uomo, per avere del denaro. Sono in grado di vivere, con le mie due braccia, e di vivere bene. Anzi, potrei vivere anche senza lavorare, senza mettere il mio braccio al servizio degli altri. Ho avuto molte possibilità di rendermi indipendente e di vivere una vita che di solito si pensa sia migliore che non guadagnarsi il pane col sudore della fronte.
Mio padre in Italia è in buone condizioni economiche. Potevo tornare in Italia ed egli mi avrebbe sempre accolto con gioia, a braccia aperte. Anche se fossi tornato senza un centesimo in tasca, mio padre avrebbe potuto occuparmi nella sua proprietà, non a faticare ma a commerciare, o a sovraintendere alla terra che possiede. Egli mi ha scritto molte lettere in questo senso, ed altre mene hanno scritte i parenti, lettere che sono in grado di produrre.
Certo, potrebbe essere una vanteria. Mio padre e i miei parenti potrebbero vantarsi e dire cose che possono anche non essere credute. Si può anche pensare che essi sono poveri in canna, quando io affermo che avevano i mezzi per darmi una posizione qualora mi fossi deciso a fermarmi, a farmi una famiglia, a cominciare una esistenza tranquilla. Certo. Ma c’è gente che in questo stesso tribunale poteva testimoniare che ciò che io ho detto e ciò che mio padre e i miei parenti mi hanno scritto non è una menzogna, che realmente essi hanno la possibilità di darmi una posizione quando io lo desideri.
Vorrei giungere perciò ad un’altra conclusione, ed è questa: non soltanto non è stata provata la mia partecipazione alla rapina di Bridgewater, non soltanto non è stata provata la mia partecipazione alla rapina ed agli omicidi di Braintree né è stato provato che io abbia mai rubato né ucciso né versato una goccia di sangue in tutta la mia vita; non soltanto ho lottato strenuamente contro ogni delitto, ma ho rifiutato io stesso i beni e le glorie della vita, i vantaggi di una buona posizione, perché considero ingiusto lo sfruttamento dell’uomo. Ho rifiutato di mettermi negli affari perché comprendo che essi sono una speculazione ai danni degli altri: non credo che questo sia giusto e perciò mi rifiuto di farlo.
Vorrei dire, dunque, che non soltanto sono innocente di tutte le accuse che mi sono state mosse, non soltanto non ho mai commesso un delitto nella mia vita — degli errori forse, ma non dei delitti — non soltanto ho combattuto tutta la vita per eliminare i delitti, i crimini che la legge ufficiale e la morale ufficiale condannano, ma anche il delitto che la morale ufficiale e la legge ufficiale ammettono e santificano: lo sfruttamento dell’uomo da parte dell’uomo. E se c’è una ragione per cui io sono qui imputato, se c’è una ragione per cui potete condannarmi in pochi minuti, ebbene, la ragione è questa e nessun’altra.
[…] Eugenio Debs diceva che nemmeno un cane — qualcosa di paragonabile a noi — nemmeno un cane che ammazza i polli poteva essere giudicato colpevole da una giuria americana con le prove che sono state prodotte contro di noi. Io dico che nemmeno a un cane rognoso la Corte Suprema del Massachusetts avrebbe respinto due volte l’appello — nemmeno a un cane rognoso.
Si è concesso un nuovo processo a Madeiros perché il giudice o aveva dimenticato o aveva omesso di ricordare alla giuria che l’imputato deve essere considerato innocente fino al momento in cui la sua colpevolezza non è provata in tribunale, o qualcosa del genere. Eppure, quell’uomo ha confessato. Quell’uomo era processato e ha confessato, ma la Corte gli concede un altro processo.
Noi abbiamo dimostrato che non poteva esistere un altro giudice sulla faccia della terra più ingiusto e crudele di quanto lei, giudice Thayer, sia stato con noi. Lo abbiamo dimostrato. Eppure ci si rifiuta ancora un nuovo processo. Noi sappiamo che lei nel profondo del suo cuore riconosce di esserci stato contro fin dall’inizio, prima ancora di vederci. Prima ancora di vederci lei sapeva che eravamo dei radicali, dei cani rognosi. Sappiamo che lei si è rivelato ostile e ha parlato di noi esprimendo il suo disprezzo con tutti i suoi amici, in treno, al Club dell’Università di Boston, al Club del Golf di Worcester, nel Massachusetts. Sono sicuro che se coloro che sanno tutto ciò che lei ha detto contro di noi avessero il coraggio civile di venire a testimoniare, forse Vostro Onore — e mi dispiace dirlo perché lei è un vecchio e anche mio padre è un vecchio come lei — forse Vostro Onore siederebbe accanto a noi, e questa volta con piena giustizia.
[…] Il mio primo avvocato era un complice di mister Katzmann, e lo è ancora. Il mio primo avvocato difensore, mister Vahey, non mi ha difeso: mi ha venduto per trenta monete d’oro come Giuda vendette Gesú Cristo. Se quell’uomo non è arrivato a dire a lei o a mister Katzmann che mi sapeva colpevole, ciò è avvenuto soltanto perché sapeva che ero innocente. Quell’uomo ha fatto tutto ciò che indirettamente poteva danneggiarmi. Ha fatto alla giuria un lungo discorso intorno a ciò che non aveva alcuna importanza, e sui nodi essenziali del processo è passato sopra con poche parole o in assoluto silenzio. Tutto questo era premeditato, per dare alla giuria la sensazione che il mio difensore non aveva niente di valido da dire, non aveva niente di valido da addurre a mia difesa, e perciò si aggirava nelle parole di vacui discorsi che non significavano nulla e lasciava passare i punti essenziali o in silenzio o con una assai debole resistenza.
Siamo stati processati in un periodo che è già passato alla storia. Intendo, con questo, un tempo dominato dall’isterismo, dal risentimento e dall’odio contro il popolo delle nostre origini, contro gli stranieri, contro i radicali, e mi sembra — anzi, sono sicuro — che tanto lei che mister Katzmann abbiate fatto tutto ciò che era in vostro potere per eccitare le passioni dei giurati, i pregiudizi dei giurati contro di noi.
[…] Ma la giuria ci aveva odiati fin dal primo momento perché eravamo contro la guerra. La giuria non si rendeva conto che c’è della differenza tra un uomo che è contro la guerra perché ritiene che la guerra sia ingiusta, perché non odia alcun popolo, perché è un cosmopolita, e un uomo invece che è contro la guerra perché è in favore dei nemici, e che perciò si comporta da spia, e commette dei reati nel paese in cui vive allo scopo di favorire i paesi nemici. Noi non siamo uomini di questo genere. Katzmann lo sa molto bene. Katzmann sa che siamo contro la guerra perché non crediamo negli scopi per cui si proclama che la guerra va fatta. Noi crediamo che la guerra sia ingiusta e ne siamo sempre più convinti dopo dieci anni che scontiamo — giorno per giorno — le conseguenze e i risultati dell’ultimo conflitto. Noi siamo più convinti di prima che la guerra sia ingiusta, e siamo contro di essa ancor più di prima. Io sarei contento di essere condannato al patibolo, se potessi dire all’umanità: «State in guardia. Tutto ciò che vi hanno detto, tutto ciò che vi hanno promesso era una menzogna, era un’illusione, era un inganno, era una frode, era un delitto. Vi hanno promesso la libertà. Dov’è la libertà?
Vi hanno promesso la prosperità. Dov’è la prosperità? Dal giorno in cui sono entrato a Charlestown, sfortunatamente la popolazione del carcere è raddoppiata di numero. Dov’è l’elevazione morale che la guerra avrebbe dato al mondo? Dov’è il progresso spirituale che avremmo raggiunto in seguito alla guerra? Dov’è la sicurezza di vita, la sicurezza delle cose che possediamo per le nostre necessità?
Dov’è il rispetto per la vita umana? Dove sono il rispetto e l’ammirazione per la dignità e la bontà della natura umana? Mai come oggi, prima della guerra, si sono avuti tanti delitti, tanta corruzione, tanta degenerazione.
Se ricordo bene, durante il processo, Katzmann ha affermato davanti alla giuria che un certo Coacci ha portato in Italia il denaro che, secondo la teoria della pubblica accusa, io e Sacco avremmo rubato a Braintree. Non abbiamo mai rubato quel denaro. Ma Katzmann, quando ha fatto questa affermazione davanti alla giuria, sapeva bene che non era vero. Sappiamo già che quell’uomo è stato deportato in Italia, dopo il nostro arresto, dalla polizia federale. Io ricordo bene che il poliziotto federale che lo accompagnava aveva preso i suoi bauli, prima della traduzione, e li aveva esaminati a fondo senza trovarvi una sola moneta.
Ora, io dico che è un assassinio sostenere davanti alla giuria che un amico o un compagno o un congiunto o un conoscente dell’imputato o dell’indiziato ha portato il denaro in Italia, quando si sa che non è vero. Io non posso definire questo gesto altro che un assassinio, un assassinio a sangue freddo.
[…] perché Katzmann sapeva che metà della popolazione di Plymouth sarebbe stata disposta a venire in tribunale per dire che in sette anni vissuti in quella città non ero mai stato visto ubriaco, che ero conosciuto come il piú forte e costante lavoratore della comunità. Mi definivano «il mulo», e coloro che conoscevano meglio le condizioni di mio padre e la mia situazione di scapolo si meravigliavano e mi dicevano: «Ma perché lei lavora come un pazzo, se non ha né figli né moglie di cui preoccuparsi?».
[…] Ma nel frattempo egli [Katzmann] disse alla giuria che io ero già stato processato in precedenza. È con questi metodi scorretti che egli ha distrutto la mia vita e mi ha rovinato.
[…] eppure io sono convinto che aveva già deciso: fin dal momento in cui il processo era finito, lei [giudice Thayer] aveva già in cuore la risoluzione di respingere tutti gli appelli che le avremmo rivolti. Lei aspettò un mese o un mese e mezzo, giusto per render nota la sua decisione alla vigilia di Natale, proprio la sera di Natale. Noi non crediamo nella favola della notte di Natale, né dal punto di vista storico né da quello religioso. Lei sa bene che parecchie persone del nostro popolo ci credono ancora, ma se noi non ci crediamo ciò non significa che non siamo umani. Noi siamo uomini, e il Natale è dolce al cuore di ogni uomo. Io penso che lei abbia reso nota la sua decisione la sera di Natale per avvelenare il cuore delle nostre famiglie e dei nostri cari. Mi dispiace dir questo, ma ogni cosa detta da parte sua ha confermato il mio sospetto fino a che il sospetto è diventato certezza.
[…] Ciò che desidero dire è questo: il compito della difesa è stato terribile. Il mio primo avvocato non aveva voluto difenderci. Non aveva raccolto testimonianze né prove a nostro favore. I verbali del tribunale di Plymouth erano una pietà. Mi è stato detto che piú di metà erano stati smarriti. Cosicché la difesa aveva un tremendo lavoro da fare, per raccogliere prove e testimonianze, per apprendere quel che i testimoni dello Stato avevano sostenuto e controbatterli. E considerando tutto questo, si può affermare che se anche la difesa avesse preso doppio tempo dello Stato, ritardando cosí il caso, ciò sarebbe stato piú che ragionevole. Invece, purtroppo, la difesa ha preso meno tempo dello Stato.
Ho già detto che non soltanto non sono colpevole di questi due delitti, ma non ho mai commesso un delitto in vita mia non ho mai rubato, non ho mai ucciso, non ho mai versato una goccia di sangue, e ho lottato contro il delitto, ho lottato sacrificando anche me stesso per eliminare i delitti che la legge e la chiesa ammettono e santificano.
Questo è ciò che volevo dire. Non augurerei a un cane o a un serpente, alla piú miserevole e sfortunata creatura della terra, ciò che ho avuto a soffrire per colpe che non ho commesso. Ma la mia convinzione è un’altra: che ho sofferto per colpe che ho effettivamente commesso. Sto soffrendo perché sono un radicale, e in effetti io sono un radicale; ho sofferto perché sono un italiano, e in effetti io sono un italiano; ho sofferto di piú per la mia famiglia e per i miei cari che per me stesso; ma sono tanto convinto di essere nel giusto che se voi aveste il potere di ammazzarmi due volte, e per due volte io potessi rinascere, vivrei di nuovo per fare esattamente ciò che ho fatto finora.
Ho finito. Grazie.”


domenica 23 agosto 2020

Ci vogliono 320 lavoratori 'normali' per fare lo stipendio di un ad. Per i top ceo, buste paga più ricche del 1.167% in quarant'anni




I dati sul compenso dei capi azienda nelle maggiori società americane: considerando la parte in azioni, nel 2019 hanno superato i 21 milioni di euro. E il 2020 si annuncia di nuovo in crescita, nonostante la pandemia. "Tassare di più le aziende che hanno gap elevato tra cima e fondo della piramide". In Italia il multiplo retributivo è di 9,3 volte




Locandina italiana Wall Street - Il Denaro non dorme mai

sabato 22 agosto 2020

Istat: un italiano su 20 è disabile, ammalato e povero



3,1 milioni i disabili in Italia, metà ultra 75enni. Nonostante una spesa pubblica annua di 37 miliardi, 1,8 milioni sopravvivono con circa 500 euro al mese

"Il tutto, nonostante gli interventi legislativi realizzati, ancora oggi si trasforma in difficoltà di accesso all’istruzione, alla vita sociale e culturale e al mondo del lavoro, che a sua volta conta centinaia di migliaia di lavoratori vittime di infortuni."


domenica 9 agosto 2020

Brasile, addio a Casaldàliga: "il vescovo del popolo" che lottava per l'Amazzonia--Considerato tra i padri della Teologia della Liberazione, è morto a 92 anni



Considerato tra i padri della Teologia della Liberazione, era nato a Balsareny, cittadina della Catalogna e qui venne ordinato sacerdote nel 1952. Nel 1968 parte per il Brasile come missionario. Fugge dalla Spagna franchista e si imbatte nei primi anni duri della dittatura militare (1964-1985) che governava il grande Paese sudamericano. Decide di vivere a São Feliz do Araguaia, Mato Grosso, dove nel 1971 viene nominato primo vescovo della diocesi locale. Scriverà qui la lettera pastorale "Una Chiesa amazzonica nel conflitto con il latifondo e l'emarginazione sociale" che sarà la base del suo lavoro nei futuri decenni. 


Nel 2003, a 75 anni, età in cui i vescovi devono lasciare la diocesi a disposizione del Papa, il "vescovo del popolo" sfida ancora la Chiesa. Lo sospendono mentre cercano un sostituto. Non lo trovano e lui continua a svolgere la sua missione pastorale. 


Nel 2005 il Vaticano lo invita per l'ennesima volta a lasciare il Mato Grosso. Hanno trovato un vescovo che lo rileverà. Lui accetta ma chiede di poter lavorare come ha sempre fatto, assieme al suo successore. Gli ordinano di partire. Lui resta. "Non abbandono il mio gregge", dirà. Ha continuato ad affiancare il nuovo arrivato e quello che verrà dopo. Fino alla sua morte.


https://www.repubblica.it/esteri/2020/08/08/news/brasile_addio_a_casalda_liga_il_vescovo_del_popolo_che_lottava_per_l_amazzonia-264157834/?ref=RHPPLF-VE-I257251573-C8-P3-S5.4-T1



Don Pedro Casaldáliga: «Il capitalismo non ha salvezza»

di Julio Ruiz

Traduzione di José F. Padova




Litanie giubilari


DI PEDRO CASALDÁLIGA


Dio dell'amore, Padre nostro, Madre nostra:

In mezzo a questa umanità, interamente figlia tua, noi donne e uomini che siamo la chiesa di Gesù, avvertiamo il bisogno di chiederti perdono e di ringraziarti, a un tempo, mentre si consumano questi duemila anni di cristianesimo nella storia e con la speranza di un nuovo millennio, più degno del tuo cuore e dell'umanità stessa.

Te lo chiediamo per tutti coloro che durante questi venti secoli cristiani hanno onorato il vangelo con la propria vita e perfino, talora, con la loro morte. E a nome di tutti i poveri della terra, per i quali il vangelo del tuo Regno deve essere Buona novella di verità.

sabato 8 agosto 2020

2 agosto 1944: la strage nazista di rom e sinti a Birkenau


L'immagine può contenere: il seguente testo "Remembering the 2897 Roma and Sinti annihilated on 2 Aug 1944. In total 500,000 murdered by the Nazi regime we remember them all."

ROMA HOLOCAUST MEMORIAL DAY.    2 August marks the tragic anniversary of the liquidation of the Zigeunerlager (“Gypsy camp”) at the former concentration and extermination camp of Auschwitz-Birkenau.  On that day in 1944, the last 4,300 Sinti and Roma, despite their fierce resistance, were forced into the gas chambers by the SS, where they were murdered.  In all 500,000, possibly more, Roma and Sinti were murderedunder the Nazi regime.  Lord, have mercy on their souls


dal  gruppo  facebook Celtic Church in Devon and Cornwall (Orthodox)

https://www.facebook.com/groups/710250135783651/permalink/1876440519164601/

in  lingua  italiana

https://www.21luglio.org/2-agosto-1944-la-strage-nazista-di-rom-e-sinti-a-birkenau/#:~:text=Nella%20notte%20tra%20il%201%20e%20il%202,dell%E2%80%99Universit%C3%A0%20di%20Firenze%20e%20autore%20di%20numerose%20


https://www.tpi.it/esteri/rom-2-agosto-sterminio-auschwitz-20190802386372/


martedì 4 agosto 2020

L'Olanda respinge la richiesta d'asilo, 14enne siriano si suicida: "Voleva diventare medico"


Ora pro Siria



L'Olanda respinge la richiesta d'asilo, 14enne siriano si suicida: "Voleva diventare medico"


Dopo nove anni da profugo, il giovane Ali Ghezawi si è tolto la vita. Da grande voleva diventare un cardiologo


'A raccontare la sua drammatica storia sono stati gli stessi genitori, il padre Ahmad e la madre Aisha. Al giornale olandese Het Parol, i genitori dell’adolescente hanno detto che il figlio non ce la faceva più a vivere senza una casa, ormai da nove anni, fin da quando erano scappati dalla loro città, Daraa, distrutta dalla guerra''


lunedì 27 luglio 2020

Le immagini ci mostrano chiaramente quello che temevamo, ovvero che gli anziani sembrano essere invisibili nella nostra società”.




Milano, anziano e cane abbandonati: le reazioni dei passanti. L'ultimo esperimento sociale dello youtuber Kiko.co


Anziano abbandonato con un biglietto: Se non ti serve mettilo in ospizio





Un anziano e un cane a pochi metri di distanza l’uno dall’altro sono stati abbandonati per finta - con tanto di cartello esplicativo - nei pressi di piazzale Cadorna, a Milano. In un’ora si registra un gran via vai di passanti - la maggior parte indifferente ai due abbandoni -, mentre ad intercettare chi si ferma c’è Kiko.co, l'autore di questo nuovo esperimento sociale. Tra commenti indignati ed espressioni incredule, il risultato finale è di 11 persone preoccupate per il French Bulldog e due per l’attore scritturato dalla troupe per fare l'anziano. “C’è chi avrebbe voluto adottare il cane e chi ha provato a lasciare dei soldi per l’anziano, ma la sproporzione di interesse è evidente  - racconta lo youtuber, campione di visualizzazioni sui social - L’idea è nata dopo aver letto le reazioni degli utenti in merito a un nostro video simile, pubblicato nelle scorse settimane, sull’abbandono di un cane per Covid-19”. “Così abbiamo lavorato a questo nuovo filmato, accostando all’animale domestico un uomo visibilmente in là con gli anni e lasciato solo dai suoi familiari, per osservare le reazioni dei passanti e sensibilizzare i nostri utenti sul tema - aggiunge - . Le immagini ci mostrano chiaramente quello che temevamo, ovvero che gli anziani sembrano essere invisibili nella nostra società”.

di FRANCESCA ROBERTIELLO 

giovedì 23 luglio 2020

Mattia Feltri La violenza di Stato -a essere marcio è tutto il sistema. Per cominciare, non funzioniamo noi




Genesi e attualità della Costituzione italiana



https://www.huffingtonpost.it/entry/la-violenza-di-stato_it_5f1981e1c5b6f2f6c9f24289?nmj&utm_hp_ref=it-homepage


Ma a essere marcio è tutto il sistema. Per cominciare, non funzioniamo noi, ..... ormai abituati a un Paese che ha cancellato ogni regola





''Ma c’è un diritto fondamentale, su cui si fondano tutti gli altri: è il diritto all’inviolabilità e alla libertà dell’essere umano. È un diritto tutelato dal Diritto, e il gioco di minuscole e maiuscole non richiede altre spiegazioni. Sappiamo per statistica dei mille di noi – tre al giorno – ogni anno incarcerati da innocenti. Sappiamo dalle rilevazioni periodiche del numero debordante, in paragone alle medie europee, di donne e uomini reclusi in attesa di giudizio, quindi innocenti secondo la Costituzione, la legge fondamentale su cui abbiamo scelto di edificare la nostra democrazia, e quotidianamente tradita in un silenzio rotto da poche e flebili voci. Chi si ostina a protestare viene chiamato garantista con un accento di disprezzo culminato nella scellerata dichiarazione del responsabile giustizia del Pd (santo cielo), che ha parlato di giustizialismo e garantismo come di opposti estremismi. Ma se il Diritto continua a passare per un trastullo da signorini, nessun altro diritto – all’istruzione, alle cure, al lavoro – sarà mai all’altezza della nostra ambizione di chiamarci Stato di diritto e democrazia liberale.'' 

''ci affaccendiamo da mattina a sera in un Paese che ha cancellato ogni regola, e dovrebbero bastare le cifre dell’evasione fiscale e dell’assenteismo per inchiodarci all’evidenza''