mercoledì 21 ottobre 2020

Fiabe in versi di Aleksandr Pushkin: Il pescatore e il pesciolino (o: «Il pesciolino d'oro»)

(Traduzione dal russo ad opera di Saverio Reggio. Si ringrazia il traduttore, nonché il forum culturale italo-russo «Mandolino & Balalajka» per la pubblicazione di questo testo.)


http://www.paroledautore.net/fiabe/mondo/pesciolino-doro_versi.htm



(illustrazione di Valentin A.Serov, reperita sul blog russo




Viveva un vecchio con la sua vecchia

proprio sul bordo del mare azzurro

in un'antica, rozza capanna

ormai da almeno trentatre anni.

Pescava il vecchio con la sua rete

mentre la vecchia filava al fuso.

Un giorno in mare la rete getta,

quella risale con solo fango.

Un'altra volta getta la rete,

con delle alghe quella risale.

Getta la rete la terza volta,

un pesciolino solo vi trova,

ma non comune: è un pesce d'oro.

Il pesce d'oro supplica il vecchio

parlando proprio con voce umana:

«O vecchio, lascia ch'io torni al mare!

Io ti darò per me gran riscatto:

quello che vuoi potrai ottenere.»

E spaventato il vecchio, e stupito:

trentatre anni ch'è pescatore

e mai ha udito pesce parlare.

il pesciolino d'or lascia andare

ed a lui parla con gentilezza:

«O pesce d'oro, con te sia Dio!

il tuo riscatto, no, non mi occorre;

ora ritornatene al mare azzurro,

per quant'è immenso libero va'.»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

le raccontò di quel gran prodigio:

«Oggi ho pescato un sol pesciolino,

ma non comune: un pesce d'oro;

egli, parlando con voce umana,

m'ha supplicato di liberarlo

con la promessa d'un gran riscatto:

m'avrebbe dato quel che volevo.

Ma non ho osato chieder riscatto

e l'ho lasciato nel mare azzurro.»

La vecchia allora rimbrotta il vecchio:

«Uomo da poco, stupido e sciocco!

Non hai saputo chieder riscatto!

Gli avessi almeno chiesto un mastello,

che tutto rotto è quello che abbiamo.»


Al mare azzurro fece ritorno

e lo trovò che alquanto era mosso.

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

rimproverato m'ha la mia vecchia

ed a me vecchio non da più pace:

essa vorrebbe un nuovo mastello,

che tutto rotto è quello che abbiamo.»

Il pesciolino d'oro rispose:

«Non rattristarti, ma va' con Dio,

avrete presto un nuovo mastello.»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

vide che aveva un nuovo mastello.

Ma ancor rimbrotti ebbe da lei:

«Uomo da poco, stupido e sciocco!

hai chiesto, sciocco, un nuovo mastello!

Certo che adesso siam ben serviti!

Sciocco, dal pesce subito torna,

fa' riverenza e chiedigli un'izba»


Al mare azzurro fece ritorno

(che cominciava già ad agitarsi).

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

la vecchia è ancora peggio di prima

ed a me vecchio non da più pace:

vorrebbe un'izba, la vecchia arpia.»

Il pesciolino d'oro rispose:

«Non rattristarti, ma va'con Dio,

avrete presto l'izba che chiede.»

Alla capanna fece ritorno,

però di quella non trovò traccia;

ora c'è un'izba con la sua stanza

che di mattoni ha il bianco camino,

e con la porta d'assi di quercia.

Siede la vecchia alla finestrella,

e più di prima rampogna il vecchio:

«Uomo da poco, stupido e sciocco!

Hai chiesto, sciocco, soltanto un'izba!

Torna dal pesce, fa' riverenza:

esser non voglio più una stracciona,

esser io voglio gran nobildonna.»


Al mare azzurro fece ritorno

(eran già l'acque molto agitate).

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

peggio di prima strilla la vecchia

ed a me vecchio non dà più pace:

esser non vuole più una stracciona.

ora vuol esser gran nobildonna.»

Il pesciolino d’oro rispose:

«Non rattristarti, ma va' con Dio»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

trovò che c'era un gran palazzo.

E sta la vecchia sul terrazzino,

di zibellino ha vesti preziose,

ha di broccato cuffia sul capo

e intorno al collo giri di perle,

anelli d'oro porta alle dita

e stivaletti rossi ai suoi piedi.

Le stanno accanto servi fedeli;

essa li batte e lor tira il ciuffo.

Dice qui il vecchio alla sua vecchia:

«Salve signora, nobil padrona!

sarà ormai pago l'animo tuo.»

La vecchia irata gli grida contro

ed alle stalle servo lo manda.


Sette di passan, poi altri sette,

ancor peggiora la vecchia arpia;

rimanda il vecchio dal pesciolino.

«Torna dal pesce, fa riverenza:

esser non voglio più nobildonna,

esser io voglio vera zarina.»

Ma spaventato domanda il vecchio:

«Quale demonio mai t'ha pigliato?

Non sai parlare né comportarti.

Sarai zimbello per il reame.»

Più ancor di prima quella s'infuria

ed il marito forte schiaffeggia.

«Con me discuti, sciocco villano

con me, che sono d'alto lignaggio

or con le buone d'andar ti dico;

va', o con la forza ti farò andare.»


Ed il vecchietto ritornò al mare

(e quello s'era tutto incupito).

Il pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce,

che la mia vecchia grida di nuovo:

esser non vuole più nobildonna,

ora vuoi esser vera zarina.»

Il pesciolino d'oro rispose:

«Non rattristarti, ma va' con Dio!

Bene! La vecchia sarà zarina!»


Tornato il vecchio dalla sua vecchia,

vede ch'è sorta nuova una reggia.

Ed all'interno la vecchia vede

che da zarina siede alla mensa,

mentre la servon molti boiari,

le stan versando vin d'oltre mare;

lei mangia dolci di pan pepato;

le stanno intorno guardie tremende

con alabarde tenute a spalla.

Come la vede, lui si spaventa

ed ai suoi piedi presto si getta,

dice: «Salute, grande zarina!

Sarà ormai pago l'animo tuo?»

Ma la vecchiaccia neppur lo guarda,

lo fa scacciare dal suo cospetto.

Nobili accorron, grandi boiari

a spinger fuori quel poveretto.

E sulla porta si fan le guardie,

quasi lo uccidon con le alabarde;

fuori c'è il popol pronto a schernirlo:

«Ben ti sta questo, vecchio pezzente

Ti serva, vecchio, questa lezione:

resta al tuo posto senza fiatare!»


Sette di passan, poi altri sette,

ancor peggiora la vecchia arpia.

I cortigiani manda al marito

perché lo portino al suo cospetto.

Dice la vecchia, tutta superba:

«Torna dal pesce, fa' riverenza.

Esser non voglio più io zarina.

Essere voglio del mar signora,

l'Oceano mare voglio abitare

perché mio servo sia il pesce d'oro

e messaggero nei miei affari.»


Il vecchio allora perse coraggio

più non osando dire parola.

Al mare azzurro fece ritorno

che a lui apparve tutto in tempesta,

con cavalloni grandi e rabbiosi

che con frastuono muggivan alti.

II pesce d'oro prese a chiamare,

il pesciolino venne e gli chiese:

«Di che hai bisogno, vecchietto mio?»

Rispose il vecchio con un inchino:

«Abbi pietà di me, signor pesce!

Che posso fare con quella vecchia?

Più non le basta d'esser zarina,

esser lei vuole del mar signora;

l'Oceano mare vuole abitare

perché tu stesso servo le sia

e messaggero nei suoi affari.»

Il pesciolino non disse nulla,

battè sull'acqua sol con la coda

e nel profondo del mar disparve.

A lungo attese lui la risposta,

poi dalla vecchia fece ritorno

trovò di nuovo la sua capanna

e la sua vecchia seduta fuori

vicino al vecchio mastello rotto.

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