sabato 20 dicembre 2025

Lancia sedia contro la compagna disabile: arrestato militare della Marina. “Violenze senza freno”




Lancia sedia contro la compagna disabile: arrestato militare della Marina. “Violenze senza freno”


Violenze e insulti sarebbero andati avanti per anni sulla donna, malata di sclerosi multipla e disabile al 67 per cento, contro i figli di lei e anche i cani di famiglia: il caso in provincia di Lecce Botte, offese e ripetute umiliazioni nei confronti della propria convivente malata di sclerosi multipla»


https://www.msn.com/it-it/notizie/italia/lancia-sedia-contro-la-compagna-disabile-arrestato-militare-della-marina-violento-senza-freno/ar-AA1SIH0V


Giugno 2025 


Violenza sulle donne con disabilità: quasi un reato e mezzo al giorno

I dati del ministero dell'Interno svelano una realtà drammatica: ogni giorno più di una donna con disabilità è vittima di violenza in Italia. Una realtà lontana dai riflettori, ma che fa ogni anno centinaia di vittime

https://www.osservatoriodiritti.it/2025/06/10/violenza-sulle-donne-con-disabilita/




lunedì 8 dicembre 2025

“Devi andartene da questa casa”. A Barberino di Mugello Pierantonio Cianti si fa esplodere

“Devi andartene da questa casa”. A Barberino di Mugello Pierantonio Cianti si fa esplodere


Le prime informazioni raccolte delineano un quadro delicato. Secondo quanto riferito da alcuni residenti, Cianti avrebbe dovuto lasciare l’abitazione e ne sarebbe stato informato dai proprietari. Una condizione ritenuta da molti vicini particolarmente pesante per lui, che potrebbe aver contribuito al gesto estremo ipotizzato dagli investigatori. L’esplosione, infatti, potrebbe essere stata provocata volontariamente, anche se gli accertamenti sono ancora in corso.




Un gesto volontario è la probabile causa della tragedia accaduta nella notte attorno alle 3.30. Indagini in corso dei carabinieri. La vittima aveva 71 anni, avrebbe dovuto lasciare l’appartamento

sabato 29 novembre 2025

28 Novembre 2025 Lettera ad un paese che oggi sciopera .






28 Novembre 2025 Lettera ad un paese che oggi sciopera .

Oggi l’Italia si ferma e rinuncia a una giornata di salario. Non per comodo, ma per dignità. Non è un fine settimana anticipato: è un taglio che brucia. Chi sciopera perde denaro, chi governa perde la misura del Paese. E nessuno restituisce il resto.

28 Novembre 2025

https://www.glistatigenerali.com/attualita/italia/lettera-a-un-paese-che-oggi-sciopera/


Italia, oggi ti guardo mentre ti fermi. Capisco che non sei più il Paese che ingoia tutto. Sei il Paese che finalmente dice basta. Non con la voce. Con il portafoglio. Chi sciopera perde soldi. Quindi evitatevi il sogghigno, perché siamo nel fine settimana. Queste persone non vanno a sciare in anticipo di un giorno. Non fanno il week end lungo per lo shopping compulsivo. Si tolgono denaro. Si privano di una giornata di lavoro. E non è festa. E non è pagata. E nessuno restituisce. “Scusi, manca il resto signore”. Lo sciopero non è un privilegio. È un taglio. Un colpo. Una rinuncia. È un modo per dire che così non si può andare avanti. Non è romanticismo. È resistenza quotidiana. E la quotidianità fa più male delle ideologie. Chi governa parla di ordine. Come se l’ordine bastasse a riempire il frigorifero. Chi sta all’opposizione parla di partecipazione. Come se bastasse una parola per proteggere chi oggi si ferma. Nessuno dice la verità. Nessuno dice che nelle scuole, negli autobus, negli ospedali, nelle cooperative sociali, nelle pulizie, nei servizi educativi, ci sono persone che tengono in piedi il Paese per stipendi che sembrano mance. Nessuno dice che chi assiste un anziano, chi cambia un pannolone, chi guida un mezzo pubblico, chi insegna in classi impossibili, oggi rinuncia a una giornata di paga pur di dire basta. Nessuno dice che il problema non è ideologico. È materiale. Tangibile. È il conto corrente che non regge. È il carrello che cambia prezzo ogni settimana. È la benzina che sembra una tassa emotiva. E allora la domanda non è perché scioperi. È perché non ti ribelli. È perché continui a stare in piedi in un Paese che ti vuole sempre disponibile, sempre muto, sempre riconoscente. Tu oggi ti fermi. E fai paura. Non perché sei violento. Perché sei vero. E la verità fa saltare le narrative. La politica ama le slide. Ama le conferenze. Ama il futuro raccontato come se fosse un film. Non ama chi glielo rompe. Tu oggi lo rompi. Ti rifiuti di essere ingoiato. Ti rifiuti di essere il numero duecentoventisette dopo la virgola. Ti rifiuti di essere l’ingranaggio muto di una macchina che non vede la tua faccia. Oggi non lavori. Non per comodità. Per dignità. E la dignità costa. Brucia. Toglie. Ma salva. Oggi tu scioperi. E non chiedi scusa a nessuno. — 𝐅.𝐂.

La strage di stato dei Morti sul Lavoro continua a Torino





Muratore muore in cantiere a 63 anni, è precipitato da nove metri mentre ristrutturava una casa


Un operaio edile romeno di 63 anni, Toader Palimaru, è morto ieri mattina precipitando da un’altezza di nove metri dal cantiere di ristrutturazione di una casa privata in via Molino a Caselette, comune nella Città metropolitana di Torino.


Un operaio edile romeno di 63 anni, Toader Palimaru, è morto ieri mattina precipitando da un’altezza di nove metri dal cantiere di ristrutturazione di una casa privata in via Molino a Caselette, comune nella Città metropolitana di Torino.


https://www.torinoggi.it/2025/11/28/leggi-notizia/argomenti/cronaca-11/articolo/tragedia-a-caselette-operaio-60enne-cade-da-nove-metri-daltezza-e-muore.html

sabato 15 novembre 2025

Microsoft teams saprà dove sei Autore Avvocato Alessio Amorelli






Dopo la pandemia l'organizzazione del lavoro in ufficio ha subito profondi cambiamenti. Lo smart working si è diffuso in molte aziende e le videocall hanno sostituito gran parte delle riunioni in presenza. In questo contesto Microsoft Teams è diventato un fedele compagno nelle disavventure quotidiane di tutti noi. Dal prossimo mese la piattaforma integrerà una nuova funzione in grado di rilevare la presenza del dipendente in ufficio tramite la connessione Wi-Fi utilizzata.   

La nuova integrazione di Teams pone una serie di interrogativi non banali riguardanti il controllo a distanza dell'attività lavorativa. L'articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori, infatti, vieta al datore di lavoro di monitorare a distanza i dipendenti. I software in grado di distanza i dipendenti possono essere utilizzati soltanto qualora sussistano specifiche esigenze organizzative, produttive, connesse alla sicurezza sul lavoro o alla tutela del patrimonio aziendale. In ogni caso, l'installazione deve essere preceduta da uno specifico accordo sindacale o da un'autorizzazione dell'Ispettorato del Lavoro

Nel 2015 il Jobs Act ha reso meno stringenti i limiti dei controlli a distanza prevedendo delle eccezioni per quanto riguarda gli strumenti utilizzati dal dipendente per lavorare e per registrare le presenze. Entro certi limiti, da valutare attentamente caso per caso,  il pc o il badge aziendale possono essere impiegati senza dover raggiungere un accordo con i sindacati o ottenere l'autorizzazione dell'Ispettorato. 

In ogni caso l'azienda non può usare uno strumento di lavoro come pretesto per monitorare i dipendenti. Il punto cruciale, quindi, è definire le finalità con cui si utilizza uno strumento e i dati personali trattati dal datore di lavoro. In concreto, se Teams viene utilizzato soltanto solo per videocall e chat interne, nessun problema. Ma se la nuova funzione Wi-Fi viene usata per verificare dove si trova il dipendente, con lo scopo (anche indiretto) di controllarne la presenza o la produttività, potrebbero scattare i divieti e le sanzioni previsti dalla legge. 

La nuova funzione di Microsoft Teams dovrebbe essere disattivata di default e potrà essere abilitata solo dagli amministratori IT, previo consenso esplicito degli utenti interessati. In attesa di eventuali chiarimenti, sarà fondamentale analizzare preventivamente l'operatività aziendale e, se necessario, sottoscrivere un accordo con le organizzazioni sindacali o richiedere l'autorizzazione all'Ispettorato del Lavoro. Converrete con me: è meglio prevenire che trovarsi a discutere in Tribunale sulle funzioni del nostro caro vecchio Teams.    

venerdì 7 novembre 2025

Quando le false buste paga diventano estorsione


Labour Weekly  

Una pillola di lavoro una volta alla settimana

 

Quando le false buste paga diventano estorsione


Il diritto del lavoro non è soltanto licenziamento, mobbing o straordinari. Le scorrettezze commesse da datori di lavoro senza scrupoli possono configurare anche dei reati. Ad esempio, costringere i dipendenti a sottoscrivere buste paga con importi più alti di quelli effettivamente percepiti può integrare una vera e propria estorsione.   

La Corte di Cassazione con la sentenza n. 29368 dell’8 agosto 2025 ha confermato la condanna a tre anni e cinque mesi subita da un imprenditore sardo che imponeva ad alcuni lavoratori la firma delle buste paga nonostante l'indicazione di importi non pagati, con la minaccia di non percepire alcuna retribuzione. Un modo opinabile per dire "o accetti o quella è la porta". 

Il principio su cui si basa la sentenza è noto da tempo ed è stato confermato anche in questa occasione. In sintesi, integra il delitto di estorsione la condotta del datore di lavoro che costringe i dipendenti, con la minaccia larvata di licenziamento, ad accettare trattamenti retributivi inferiori, anche se formalmente le buste paga risultano regolari. La firma per ricevuta delle busta paga non è di per sè un elemento sufficiente a salvare l'imprenditore. 


La Corte di Cassazione chiarisce anche che il profitto ingiusto non è rappresentato soltanto dal risparmio sullo stipendio ma anche dalla finta regolarità esibita nei confronti dell'Agenzia delle Entrate e dell'INPS. A rimetterci è sempre il dipendente che avrà uno stipendio inferiore e dei possibili pregiudizi anche a livello fiscale e previdenziale. Insomma, se vi trovate davanti ad una prassi aziendale discutibile, sappiate che la legge fornisce degli strumenti con cui reagire.  


Avv. Alessio Amorelli 

mercoledì 5 novembre 2025

Octav Stroici, morto nella Torre dei Conti a 66 anni: vittima del lavoro e dello sfruttamento, un “omicidio bianco”



Octav Stroici, morto nella Torre dei Conti a 66 anni: vittima del lavoro e dello sfruttamento, un “omicidio bianco”

La ristrutturazione della Torre dei Conti non è un affare privato, riguarda lo Stato. La Torre è un bene nazionale. Possibile che non fossero state studiate le possibilità di un crollo?


Elon Musk ha ottenuto recentemente un aumento di stipendio di 58 miliardi di dollari. Un bonus. A lui non basta. Chiede di avere un premio di produzione più alto: di mille miliardi. Non so cosa voglia dire mille miliardi. Credo che più o meno sia come quando un bambino ti dice “di qui alla luna”. Non conosco lo stipendio che percepiva Octav. Temo che non fosse superiore, o che superasse di poco, i 2000 euro al mese. Un migliaio li spendeva per pagare l’affitto di un appartamento a Monterotondo, circa a un’ora da Roma se il treno è in orario. Alla moglie resterà, spero, la reversibilità, che sarà si e no di mille euro.


Octav era un immigrato. Era rumeno. Veniva da una cittadina che si chiama Suceava che sorge quasi al confine con la Moldavia. Di lui sappiamo pochissimo, non era famoso, non era ricco, non era italiano. Giusto qualche informazione magra magra che si ottiene consultando facebook. Però conosciamo l’età, sessantasei anni. In mezza Europa a quell’età un operaio è in pensione. Da noi no. E conosciamo il suo lavoro. Operaio specializzato in ristrutturazione di edifici antichi. Un mestiere serio, complicato. Che richiede doti, esperienza, zelo, addestramento. E poi chiede un’altra qualità: il coraggio. Octav Stroici aveva anche quella qualità.


Sapeva di rischiare. E ha rischiato molto lavorando, non sappiamo con quali garanzie di sicurezza, all’interno della Torre dei Conti, a Roma, due passi dal Colosseo. Una Costruzione che risale al medioevo, al 1100, e che aveva bisogno di essere ristrutturata perché era logora, e si sapeva. E si sapeva anche che forse era stata negli ultimi tempi ulteriormente lesionata dagli scavi per la nuova metropolitana, il tratto dal Colosseo a piazza Venezia, che passa proprio sotto la torre. Dunque si sapeva anche che la possibilità di un crollo era una possibilità concreta. La ristrutturazione della Torre dei Conti non è un affare privato, riguarda lo Stato. La Torre è un bene nazionale. Possibile che non fossero state studiate le possibilità di un crollo? Prevedere un terremoto è difficile, sapere quanto è stabile un edificio, dal progetto molto ardito, di quasi un millennio fa, dovrebbe essere possibile.


Vedrà la magistratura le colpe. Noi vediamo quello che possiamo vedere: Octav è un’altra vittima del lavoro. Dello sfruttamento e del lavoro. È morto dopo 11 ore di agonia, in diretta, davanti a tutta Italia che guardava e parlava e faceva il tifo per lui. Una tragedia che in qualche cosa addirittura ricorda la tragedia di Vermicino, la morte in diretta, in un pozzo, di un bambino di cinque anni. Quarantacinque anni fa. Credo che centinaia di migliaia di persone si siano commosse. Octav diventa un po’ il simbolo di quelli che una volta si chiamavano “omicidi bianchi”. L’“omicidio bianco” non è un incidente sul lavoro. È una componente dello sfruttamento del lavoro. Non è una componente straordinaria. In Italia, mediamente, ci sono due o trecento omicidi classificati come tali. E poi ci sono mille omicidi “speciali”: morti sul lavoro. Lo Stato che fa? Si indigna, talvolta per qualche ora talvolta per qualche giorno. E poi dice: succede. Faccio solo una domanda: ma è normale un mondo dove vivono Elon Musk e Octav Storici? A me pare un mondo abbastanza schifoso. E folle. (Piero Sansonetti)


https://www.unita.it/2025/11/05/octav-stroici-morto-nella-torre-dei-conti-a-66-anni-vittima-del-lavoro-e-dello-sfruttamento-un-omicidio-bianco/


https://www.lacnews24.it/italia-mondo/octav-lultimo-respiro-tra-le-pietre-di-roma-la-vita-spezzata-delloperaio-che-sognava-un-futuro-in-italia-p5v385hi


La fine di Octav è uno scandalo, ma a preoccupare il governo  è solo il danno di immagine