martedì 24 dicembre 2024

"Per 48 ore su una barella, ho avuto paura di morire a due mesi dal trapianto”





«Mi hanno ricoverata dopo due giorni di sofferenze e dolori addominali lancinanti solo alle 17 (di ieri ndr ), dopo 48 ore passate in barella al pronto soccorso col terrore di prendere un virus e a poco più di un mese dal trapianto di fegato». Simona Vlaic, 52 anni, titolare dello storico albergo ristorante San Giors di Torino risponde dal letto dell’ospedale Molinette dove si trova ancora adesso. È esausta, dice di essere confusa, di non riuscire a prendere sonno, con un filo di voce racconta il calvario vissuto in queste ore, si sforza di ricordare perché — precisa — «può capitare a chiunque».«Mi hanno ricoverata dopo due giorni di sofferenze e dolori addominali lancinanti solo alle 17 (di ieri ndr ), dopo 48 ore passate in barella al pronto soccorso col terrore di prendere un virus e a poco più di un mese dal trapianto di fegato». Simona Vlaic, 52 anni, titolare dello storico albergo ristorante San Giors di Torino risponde dal letto dell’ospedale Molinette dove si trova ancora adesso. È esausta, dice di essere confusa, di non riuscire a prendere sonno, con un filo di voce racconta il calvario vissuto in queste ore, si sforza di ricordare perché — precisa — «può capitare a chiunque»Aggiunge: «Hanno eseguito solo due radiografie, nient’altro, ho avuto paura di morire qui in ospedale da sola, mi sono sentita abbandonata per un tempo che a me è sembrato infinito». Ieri mattina per l’imprenditrice era già prevista una seduta di dialisi. «Terminata la seduta — racconta Vlaic — dalle Molinette hanno deciso di dimettermi una seconda volta, nel giro di poco tempo, ma il problema non era ancora risolto, io stavo malissimo e lo ripetevo. Ho deciso di non andare via, sono tornata in pronto soccorso dove ho atteso ancora per ore. Alla fine alle 17 mi hanno ricoverata. Ma se fossi tornata a casa cosa sarebbe accaduto? Per due volte a sentire i medici era tutto ok e potevo lasciare l’ospedale». La paura più grande? «Prendere un virus — prosegue Vlaic — io sono una paziente fragile». Cosa ricorda? «I dolori, l’abbandono — aggiunge — nessuno dell’equipe che mi ha operata rispondeva al telefono, i numeri me li hanno forniti proprio per utilizzarli in caso di emergenza, ma sono stata lasciata qui».


La replica delle Molinette. «La paziente si è recata in pronto soccorso delle Molinette il 22 dicembre alle 7 e prontamente sottoposta a valutazione clinica e accertamenti diagnostici (radiografia all’addome ed ematochimici) da parte dei chirurghi del pronto soccorso e di un chirurgo della divisione dei trapianti epatici. È stato dimessa dopo 5 ore alle 11.56 dopo alcune terapie e almeno 4 diverse rivalutazioni mediche. La paziente è tornata alle 17 dello stesso giorno per ripresa del dolore. È stata nuovamente subito sottoposta ad accertamenti diagnostici e ad almeno 6 diverse valutazioni mediche e di nuovo il dolore è passato, verso le 23. Si è deciso, in accordo con la paziente, di trattenerla in osservazione sino alla mattinata poiché prevista seduta dialitica alle 7.30 alle Molinette. La paziente durante entrambi i passaggi in pronto soccorso è stata ripetutamente valutata dei chirurghi di guardia e dal personale infermieristico sia di giorno che di notte, senza mai essere abbandonata.


Dopo la seduta dialitica finita verso le 13.30 del 23 dicembre i chirurghi sono stati contattati dai nefrologi per nuova rivalutazione chirurgica a fronte di una riacutizzazione della sintomatologia dolorosa addominale. Successivamente la paziente è tornata in pronto soccorso per una nuova rivalutazione clinica e tc addome. Da ieri pomeriggio è ricoverata in epatologia".

https://torino.repubblica.it/cronaca/2024/12/24/news/io_48_ore_sulla_barella_ho_avuto_paura_di_morire_a_due_mesi_dal_trapianto-423904975/?ref=RHLM-BG-P5-S2-T1

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Non mi pare che nella replica dei dirigenti dell'Ospedale   sia presente una risposta alla questione centrale : le 48 ore passate in barella.

Giovanni Festa



martedì 17 dicembre 2024

Caltanissetta, la casa di riposo degli orrori: pazienti maltrattati e legati alle sedie a rotelle





Immobilizzavano a letto gli anziani più fragili ospiti della casa di riposo e li legavano con cinghie alle sedie a rotelle. I carabinieri di Caltanissetta hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare a carico di nove persone - 6 in carcere e 3 agli arresti domiciliari - accusate di reati commessi nei confronti di anziani ospiti in una struttura socioassistenziale. "Nel corso dell'indagine sono emersi - dicono gli inquirenti - concreti elementi circa comportamenti vessatori da parte degli operatori socio-sanitari e dei gestori della struttura, che delineano le ipotesi di reato di maltrattamenti, sequestro di persona, abbandono di persone ed esercizio abusivo di pratiche sanitarie".


https://www.repubblica.it/cronaca/2024/12/17/video/caltanissetta_anziani_maltrattati_e_legati_alla_sedia_a_rotelle_in_casa_di_riposo_9_arresti-423891904/?ref=vd-auto&cnt=1


Ad accorgersi dei maltrattamenti è stata la cuoca della casa di riposo: la scorsa primavera aveva trasferito il padre nella struttura, notando dopo poco che gli infermieri non somministravano al genitore le dosi previste di medicinali. Indagando sui motivi dell’omissione la donna ha scoperto un sistema parallelo nella gestione della Rsa. In una chat interna infermieri e operatori sociosanitari si scambiavano foto raccapriccianti degli anziani maltrattati, sporchi, legati al letto.


Nella chat uno degli arrestati si vantava di aver tenuto seduto su una sedia a rotella un ospite colpito da demenza per più di 24 ore consecutive.

https://palermo.repubblica.it/cronaca/2024/12/17/news/casa_riposo_lager_caltanissetta_anziani_legati_nove_arresti-423891741/

https://www.lapresse.it/cronaca/2024/12/17/caltanissetta-anziani-maltrattati-e-legati-in-casa-di-riposo/


“Non possiamo più tollerare che nel 2024 si verifichino episodi di questo genere – dichiara il Codacons. È necessario regolamentare l’uso delle telecamere di sorveglianza in tutte le strutture socio-assistenziali per tutelare anziani e soggetti fragili. Chiediamo inoltre la creazione di una Task Force dedicata a verificare le condizioni delle case di riposo presenti sull’isola. È inaccettabile che persone vulnerabili continuino a subire abusi e maltrattamenti in contesti che dovrebbero essere luoghi di cura e protezione”.

https://www.libertasicilia.it/caltanissetta-orrore-alla-casa-di-riposo-santa-chiara-anziani-torturati-con-atroci-violenze-e-sequestri-chieste-pene-esemplari/